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Tratto da una dispensa del dott. Marinoni
www.monzaflora.it
Progettare il verde può essere divertente, può essere affascinante, può essere utile, può essere remunerativo. Può anche essere tutte queste cose assieme. Ma nessuna di queste cose è realmente obbligatoria; l’unico requisito indispensabile della progettazione dell verde è l’avere un perchè. Ogni scelta, cioè, dev’essere ragionata.
Certo, i fattori fuorvianti sono tanti. C’è chi pensa che per ‘fare’ del verde basti accatastare un po’ di piante. C’è chi ritiene che tutte le piante vadano bene con tutte le piante. C’è chi è convinto che basti il gusto individuale per scegliere la soluzione giusta. C’è chi ha interesse a piazzare piante in gran quantità. E così via...in pochi settori come in quello delle piante ornamentali si pensa che ‘tutto vada’. E invece ben poco va...o meglio, ‘va’ quello che dà la risposta a un perchè.
Ed è questo che significa progettare.
Un errore da non commettere è pensare che il termine ‘progetto’ vada scomodato solo per sistemazioni a verde di grandi dimensioni o di notevole complessità. Si può progettare a vari livelli; ciò che cambia è l’articolazione delle soluzioni, o la gamma delle scelte tecniche. Anche un balcone deve essere progettato.
Dietro a ogni scelta progettuale c’è un ragionamento. Può essere una riflessione ecologica (quando si analizza la flora compatibile con il proprio ambiente); oppure una considerazione estetica (quando si intona il colore di una fioritura alla tinta prevalente della casa); oppure ancora una valutazione economica (quando si prevedono i costi della manutenzione del giardino). La mancanza di uno di questi ragionamenti riserva inevitabilmente brutte sorprese: se manca la riflessione ecologica si scelgono le specie inadatte, che prima o poi intristiscono e soccombono; se manca la considerazione estetica si contribuisce a imbruttire il mondo con abbinamenti disarmonici; se manca la valutazione economica ci si ritrova poi a ‘rincorrere’ un giardino che va troppo veloce per le nostre tasche.
Si è accennato ai ‘cattivi consiglieri’ che tendono insidie sul percorso. Uno di questi è la casualità, ovvero il fare le cose così come vengono, senza un disegno: il risultato è il giardino-accozzaglia. Un altro è la convenzionalità, ovvero il fare come fa il vicino di casa, e via di seguito: il risultato è il giardino-fotocopia. Un terzo cattivo consigliere è la moda, ovvero il fare come prescrive il gusto codificato: il risultato è il giardino improbabile. Il quarto consigliere è la comodità, ovvero il fare (o lasciar fare) come viene più facile: il risultato è il giardino anonimo.
C’è un quinto tipo di giardino, ed è l’obiettivo di questo corso.
L’ambiente circostante
Nessuno spazio verde, nemmeno il più esclusivo e segreto, può permettersi di isolarsi dall’ambiente che lo circonda. Non esiste recinzione o protezione che possa annullare l’influenza del mondo attorno a un giardino. Quando si pensa di essere riusciti a creare una perfetta separazione visiva dai fabbricati circostanti, ecco che arriva un rumore, o un odore, insomma qualcosa che ci ricorda comunque che al di fuori di quello spazio privilegiato la vita va avanti - ed è sovente una vita banale, poco romantica, magari sgradevole, ma terribilmente reale.
E prima o poi, volenti o nolenti, dobbiamo anche uscire da quel giardino.
Poiché quindi tra spazio verde e ambiente circostante esiste una serie di legami, il ‘trucco’ per il progettista consiste nel volgerli a proprio favore. Si tratta cioè di rendere estetico ciò che per sua natura sarebbe decisamente brutto, di far sembrare ‘voluto’ ciò che è fastidiosamente casuale, di trasformare in armonia ciò che non ha apparentemente alcuna affinità estetica...e naturalmente di accettare ciò che non si può in alcun modo cambiare.
Ecco alcuni espedienti progettuali per attenuare l’effetto negativo di fattori esterni e per creare un legame logico o estetico tra giardino e ambiente circostante.
Presenza di una strada molto trafficata a breve distanza
Non ci si illuda sulla possibilità di attutire i rumori del traffico: per abbattere significativamente il frastuono delle auto occorrerebbe una fascia di vegetazione continua spessa almeno .....metri. Poiché però il fastidio sonoro ha anche una componente psicologica visiva, ecco che il mascheramento totale della strada può produrre un significativo effetto benefico; non però con una siepe tradizionale, foggiata in modo regolare, che fa andare sprecata una parte della riduzione del rumore, bensì con una massa arbustiva in forma libera, costituita da specie molto vigorose e generose di vegetazione, a foglia larga, in grado anche di assumere su di sè una parte delle sostanze nocive messe nell’aria dai gas di scarico delle auto. Specie come Corylus avellana, Philadelphus coronarius, Buddleia davidii, Calycanthus floridus possono risultare preziose a questo riguardo. In particolari condizioni ambientali persino una cortina di bambù (Arundinaria, Sasa, Phyllostachys...) può essere lecita.
Un altro espediente progettuale per far parzialmente ‘dimenticare’ la presenza di un’arteria di grande traffico consiste nello sfruttare a dovere le piante aromatiche. Non si tratta, ovviamente, di giocare di fioretto (quindi niente piantine graziose, delicate e dolcemente profumate), bensì di sciabola, con specie rustiche, dalla fioritura prolungata, in grado di combattere più a lungo possibile con le venefiche esalazioni dei veicoli: esempi efficaci possono essere Rosa rugosa, Clerodendron trichotomum, Hamamelis mollis, Lonicera fragrantissima, Philadelphus coronarius, Rubus odoratus, Viburnum carlesii. Il ‘trucco’ funziona tanto meglio quanto più scaglionate nel corso dell’anno sono le diverse fioriture.
Nel realizzare una fascia arbustiva di questo tipo - come, in genere, nel progettare qualsiasi barriera vegetale - deve essere prestata particolare attenzione all’occupazione di tutti gli spazi. Il volume della massa di vegetazione dev’essere pieno, ogni ‘vuoto’ deve essere riempito giocando con l’intreccio di chiome, rami, foglie.
Altri criteri progettuali per minimizzare la presenza di una strada rumorosa prescindono dall’uso della vegetazione. Un efficace, anche se parziale, disturbo al frastuono del traffico può provenire da un punto d’acqua opportunamente collocato; il gorgoglio è sempre un elemento rilassante, in grado di ridurre psicologicamente il fastidio sonoro anche ben oltre i decibel effettivi.
Ecco, a titolo orientativo, i livelli in decibel di alcuni dei suoni più comuni nella nostra vita quotidiana:
Presenza di brutti fabbricati o impianti industriali
Come per la strada di grande traffico, il primo istinto sarebbe quello di mascherare nel modo più accurato la bruttura circostante. Così facendo, tuttavia, si rischia di ottenere l’effetto opposto, cioè attirare l’occhio verso ciò che non si vorrebbe vedere. L’improvvisa e improbabile presenza di un ‘muro’ verde dà infatti a intendere che dietro di esso c’è qualcosa di sconveniente, e comunque spesso il mascheramento appesantisce notevolmente il giardino o terrazzo.
Più che dissuadere lo sguardo dall’esterno, quindi, conviene far di tutto affinché esso abbia buoni motivi per restarsene all’interno del giardino. A tale scopo giovano quindi tutti gli accorgimenti per creare punti di attrazione: belle piante, bei contenitori, arredi, visuali, sedili. Con il brutto fabbricato di fronte o con il capannone industriale in lontananza - ingredienti pressoché obbligati delle nostre città - conviene imparare a convivere, in attesa che chi ne ha la competenza pensi a costruirne di migliori.
Prendono così forma due grandi categorie di elementi dell’ambiente circostante il giardino: gli elementi distruttivi e gli elementi costruttivi del paesaggio.
Gli elementi distruttivi possono a volte venir neutralizzati, ma solo se ciò non ‘costa’ molto in termini progettuali e soprattutto se non risulta controproducente; altrimenti è meglio accettarli come il difetto di una persona che ha anche altri pregi. In alcuni casi, se ha molta fantasia e un pizzico di coraggio, il progettista può volgere l’elemento distruttivo a proprio favore ‘facendogli il verso’. Può essere il caso di una antiestetica ciminiera che viene scimmiottata con un soggetto vegetale a portamento colonnare; o di una facciata chiassosa che viene richiamata con una sequenza di piante dai cromatismi armoniosamente vivaci.
Gli elementi costruttivi, invece, costituiscono dei punti di reale riferimento da cui trarre ispirazione e con cui cercare di creare un’armonia: palazzi in stile o anche semplicemente costruiti con gusto, recinzioni eleganti o gradevolmente rustiche, strade ben alberate e non strozzate dai veicoli, per non parlare - ovviamente - di chi ha la fortuna di trovarsi contornato dalla campagna o di intravedere le cime delle montagne.
Presenza di altri giardini o comunque di porzioni di verde
Senza voler essere polemici, si può senz’altro affermare che la maggior parte delle aree verdi non rappresenta un modello positivo a cui ispirarsi. Un certo sviluppo casuale e disordinato dell’edilizia e dei giardini ad essa annessi, unito a una sostanziale mancanza di progettazione, ha impedito il formarsi di una ‘vena’ verde di un qualche valore ambientale. Le aree verdi esistenti sono o una sequenza di copie carbone senza però alcun legame stilistico tra loro, oppure un pot-pourri di presunti gusti individuali.In queste condizioni armonizzarsi con l’ambiente circostante diviene difficile o addirittura sconsigliabile. Anche in questo caso la soluzione strategica è cercare di cogliere ciò che in questi spazi verdi ha un valore di costruzione del paesaggio (un grande albero, una bella pianta sarmentosa che riveste una parete, i lampioncini dell’illuminazione) e ad essi gettare una fune, riproponendoli nel giardino o nel terrazzo che si va a progettare.
Carlo Maria Marinoni è nato a Milano nel 1956. Laureato e abilitato alla professione di agronomo presso l’Università degli Studi della sua città, opera in qualità di progettista e direttore lavori per il Settore Parchi e Giardini del Comune di Milano. Parallelamente svolge attività editoriale come autore, curatore e traduttore di testi su opere di verde, ambiente, giardinaggio. Collabora con la Scuola di Monza come relatore al corso di Progettazione del verde in ambito pubblico, ed è autore della dispensa di Progettazione del verde per il corso di giardinaggio a distanza.
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