FLORILEGIO DI PIANTE MAGICHE
- Atropa belladonna – Belladonna
VELENOSA
Il nome volgare
deriva dall'uso che in Italia ne facevano le dame: la belladonna, in forma di collirio, dilatava la pupilla, donando
agli occhi un magnifico splendore.
Il nome scientifico Atropa
belladonna deriva da Atropos, la terza delle Parche che taglia il filo
della vita. In greco atropos vuol dire crudele, inflessibile: basta infatti una
decina delle sue bacche per provocare la morte. Belladonna, giusquiamo e
stramonio sono gli ingredienti principali dell'unguento delle streghe i cui principi tossici penetrano
nell'organismo attraverso i pori della pelle e provocano un sonno profondo con
sensazioni di irresistibili corse sfrenate in aria e danze frenetiche.
Funzione: sedativa
Origine: N Africa, N Asia, Europa
- Datura stramonium - Stramonio
comune
MORTALE
Lo stramonio è una pianta molto tossica che provoca perdita di
memoria, stupore psichico amnesia, ebbrezza lucida. Un tempo veniva chiamata
"erba del diavolo", "erba dei demoniaci", "erba delle
streghe". I suoi semi erano utilizzati dai maghi per le proprietà
narcotiche, per le visioni fantastiche che provocavano e per il presunto potere
afrodisiaco. Insieme alla belladonna ed al giusquiamo lo stramonio contribuiva
all'effetto aberrante di intossicazione che si manifestava nel sabba.
Funzione: antiasmatica
Origine: America, ora cosmopolita
- Hyoscìamus niger - Giusquiamo nero
VELENOSA
Nell'antica Grecia ii giusquiamo veniva usato per avvelenare e
per produrre deliri o stati profetici. Insieme afta mandragora ed alta
belladonna questa pianta figura nel folclore e nella mitologia di tutti i
popoli europei che la temevano per il suo potere venefico. Nel Medio Evo si
preparavano pozioni tossìohe che davano allucinazioni visive e la sensazione di
volare. Ciò fa supporre che le confessioni estorte con la tortura alle donne
accusate di stregoneria fossero dovute anche all'effetto de! giusquiamo: le
"streghe" erano fermamente convinte dì aver volato su di una scopa e
di aver realizzato i loro desideri demoniaci.
Funzione: anestetica
Origine: Asia, Europa
- Digitalis purpurea - Digitale
rossa
VELENOSA
L'aspetto particolare delle corolle della digitale ha da
sempre stimolato l'immaginazione popolare: chi ha visto in esse dei ditali per
cucire, in latino digitale, chi le dita guantate della Vergine (probabilmente
un tentativo di santificazione per neutralizzare una pianta così pericolosa).
Infatti dieci grammi delle sue foglie seccate sono sufficienti ad uccidere un
uomo, tra atroci sofferenze. Ma forse dietro la buona Vergine sì nascondeva
anche la presenza, a volte malefica, delle fate, che si credeva dormissero nei
fiori. In inglese la digitale si chiama "guanto di volpe" (Foxglove)
ed in tedesco "cappello di volpe" (Fuchshuf): questo animale nelle
campagne è sempre stato considerato un'incarnazione delle forze malvage, degli
spiriti maligni. Per riabilitare questa bella pianta, bisogna ricordare che la
presenza del glucoside digitalina la rende ancor oggi uno tra i migliori
tarmaci cardiotonici.
Funzione: cardiocinetica
Origine: Mediterraneo
- Artemisia abrotanum - Abrotano
Presso i greci l'abrotano era oggetto di grande venerazione: Abrotanon deriva infatti da abrotès, felicità, prosperità,
magnificenza, ma anche delicatezza, raffinatezza. Abrotès, a sua volta, deriva da abrotos,
immortale, divino. Nonostante che l'abrotano, come le altre artemisie, fosse
dedicato ad Artemide, esso era considerato maschio, mentre le altre artemisie e
l'assenzio sono piante femmina, riservate alle donne. La mitologia ci segnala
almeno una debolezza della casta dea Artemide: la passione per Orione, che
avrebbe senza dubbio sposato, se il geloso fratello Apollo non avesse con
l'astuzia fatto perire il sacrilego Orione, trafìtto da una freccia scoccata
dalla stessa Artemide.
A questa pianta si attribuivano così tanti poteri che nel IX
secolo, nel suo Hortulus, il monaco
erudito Wahalafrid Strabo affermava
che le sue virtù erano tante quante le sue foglie.
Funzione:
antielmintica, bechica
Origine ignota
- Artemisia dracunculus -
Dragoncello, Estragone
Secondo i medici arabi del tredicesimo
secolo, questa pianta provvidenziale era considerata un antidoto contro il
veleno dei serpenti. Questo potere valse alla pianta il nome francese di estragon, che inizialmente si scriveva targon, un adattamento dell'arabo tarkhoum. A sua volta questo termine
arabo deriva da drakontion, nome
greco della serpentaria, un'altra specie, Dracunculus
vulgaris, ma con le stesse proprietà. Plinio chiamava l'estragone dracunculus, che significa piccolo drago
o piccolo serpente, da cui il nome volgare italiano dragoncello e quello usato ancora in alcune province francesi serpentine. E per il "pensiero
selvaggio", che si fida più dell'apparenza che dell'anatomia, non c'era
molta differenza tra un serpente e l'organo fecondatore maschile, oggetto
dell'orrore di Artemide. ipotesi confermata dal nome popolare della pianta di
"erba delle vergini".
Funzione: amaro
Origine: Sarmatico-Siberiana
- Iris fetidissima - Giaggiolo puzzolente
VELENOSA
Nella mitologia greca Iris è la messaggera degli dei, che
mette in comunicazione questi ultimi con i mortali. Particolarmente devota ad
Era, Iris si prende cura delle donne e quando, leggera ed alata, ella si
slancia in aria, lascia dietro di sé una traccia del suo volo: è l'arcobaleno, iris in greco. Esistono pochi fiori di
iris che abbiano un colore che non si possa ritrovare nel cielo. Dal greco iris deriva anche il nome iride che indica la parte colorata
dell'occhio al centro della quale si apre la pupilla, ma anche l'alone che si
vede attorno alla luna, il bagliore che emana dal fuoco e più in generale ogni
cerchio vaporoso e colorato che circonda un corpo luminoso. Questo cerchio è
senza dubbio l'aura, l'emanazione energetica che alcuni affermano di scorgere
attorno agli individui, il nimbo, l'aureola degli esseri divini e dei santi.
Funzione: diuretica, purgativa
Origine: Europeo-Mediterranea
- Mandragora autumnalis - Mandragora
o Mandragola autunnale
La mandragora è stata per molti millenni, fino ad un'epoca
recente, la pianta sacra per eccellenza. Probabilmente è il più antico dei
nostri anestetici ed uno dei primi afrodisiaci conosciuti. Per la sua efficacia
nel favorire il concepimento, compare anche nella Bibbia (Genesi, XXX, 14 e
sgg.). Teofrasto (VI secolo a.C.) riferisce alcune singolari precauzioni da
seguire nello sradicamento della pianta, che doveva avvenire di sera.
L'erborista si inclinava nella direzione del tramonto, rendeva omaggio alle
divinità infernali, vale a dire alle forze telluriche, tracciava con una spada
di ferro mai usata tre cerchi magici attorno alla pianta, volgendo il viso per
preservarsi dalle emanazioni nocive che potevano far gonfiare il corpo, se non
si aveva la precauzione di proteggerlo con l'olio. Al momento in cui la si
sradicava, la pianta lanciava un grido che faceva morire o divenire folle.
L'erborista perciò si turava le orecchie con della cera e attaccava un cane
alla pianta, poi gli gettava un pezzo
di carne, il cane si slanciava in avanti e cadeva a terra morto. Ma la mandragora
era infine dissotterrata.
Funzione:
anestetica
Origine:
Mediterranea
Si narra che nelsesto secolo detta nostra era, Bodhidharma, un prìncipe del sud
dell'India divenuto monaco, giunse in Cina per diffondere la tecnica di meditazione
buddista, che in seguito fu definita zen. Meditava per delle ore immobile
davanti ad un muro, ma i primi discepoli cinesi che tentarono di imitarlo, dopo
un certo tempo cadevano addormentati. Vedendo questo, il patriarca si strappò
le palpebre che, cadute in terra, generarono immediatamente due arbusti. Le
loro foglie, preparate in infuso, rinvigorirono i discepoli che poterono cosi
riprendere i loro esercizi spirituali. In realtà l'utilizzo della pianta del tè
in Cina risale almeno al secondo secolo a.C.
Nel "Trattato del tè' dell'ottavo secolo, il poeta cinese
Lieu Yu descrive le caratteristiche delle foglie del tè, che devono essere
"sgualcite come gli stivati di cuoio di un cavaliere tartaro, ondulate
come le giogaie di un toro possente, spandersi come la nebbia che sale da una
gota, brillare come un lago accarezzato dallo zefìro, essere tenere e vellutate
come della terra leggera rinfrescata da un temporale".
Funzione: ipotensiva, cardiostimolante
Origine: Birmania, Cina, Vietnam
- Verbena officinalis - Verbena
I greci ed i latini la chiamavano Hiera botane, l'erba sacra, e le attribuivano dei soprannomi
pomposi: "lacrime di Iside",
"sangue di Mercurio",
"erba di Ercole". A Roma
gli steli fioriti della verbena venivano raccolti in un luogo sacro del
Campidoglio e con essi si incoronavano i sacerdoti che facevano parte del
collegio dei fetiales incaricati di
esaminare le cause dei conflitti tra Roma e gli altri popoli. In latino i nomi
della pianta verbenaca, verbenae,
derivano da un'antichissima radice indoeuropea da cui proviene anche il greco rhabdos, verga, o più precisamente
bacchetta magica. La pianta consacrata anticamente a Venere, Venus Victrix, incoronata di verbena e
mirto, veniva utilizzata nella preparazione dei filtri d'amore. In Gallia la
verbena, in celtico ferfaen,
comunicava l'ispirazione divina ai bardi che per cantare se ne incoronavano.
Considerata una panacea per molte malattie, aveva il pregio di proteggere dal
contagio durante le epidemie, molto frequenti durante il Medio Evo.
Funzione: antinevralgica, astringente
Origine: cosmopolita
- Helleborus niger - Elleboro bianco, Rosa di Natale
Secondo un mito greco, Melampo, utilizzando l'elleboro, guarì
dalla follìa le figlie di Preto, re di Tirino. '”Era bisogno
dell'elleboro" era un modo proverbiale per indicare un matto. La pianta è
velenosa ed era usata dagli adepti nei riti esoterici e nelle notti del sabba.
La reale azione anestetica e narcotica del rizoma, dovuta alla presenza di un
glucoside, l'elleborina, è simbolicamente associata alla capacità della pianta
polverizzata di rendere invisibili le persone.
La fioritura precoce della
primula porta con sé l'annuncio delta bella stagione. La pianta è un talismano
prezioso, simbolo di
giovinezza, buona fortuna e prosperità.
Narra una leggenda che un
giorno S. Pietro gettò dal cielo le chiavi del paradiso appena seppe che il
Signore ne aveva voluto un
altro paio. Le chiavi caddero in una regione dell'Europa settentrionale dove
spuntò la prima Prìmula verìs. Questo fiore
nella regione inglese del Sommerset è ancora chiamato bunch
of keys, " mazzo di chiavi".
- Lilium candidum -Giglio di S. Antonio
Fiore dedicato ad Era, dea della purezza, è presente in molte
iconografie religiose, tra cui quelle di S. Antonio da Padova e della Madonna.
Per la sua straordinaria capacità di riproduzione è fin dai tempi antichi
legato anche alla fecondità. Lo ritroviamo in alcune scene liturgiche incise su
anelli ritrovati ad Isopata, Micene e Rutsi. Compare anche nella fruttiera del
I palazzo di Festos nella stilizzazione delia danza di krìnon o "danza del
giglio". Nell'arte decorativa sia minoica che micenea aveva un significato
ed una funzione sacrale e veniva chiamarlo ànthos àntneon, il "fiore dei
fiori". Nell'araldica il fiore è assunto a simbolo delia regalità.
- Hepatica nobilis - Erba trinità
II nome della pianta
deriva dal greco hépar, fegato, ed
allude ai tre lobi delle foglie somiglianti a quelli del
fegato. Dedicata a Giove,
è legata al fuoco ed all'amore.
Fu anche pianta sacra
simbolicamente associata alla Santa Trinità.
- Gardenia jasminoides -Gardenia
Questo fiore, ii cui splendore dura non più di tre giorni, è
simbolo della fugacità della bellezza. Il profumo della gardenia, unita agli
incensi nei riti religiosi, dona tranquillità ed intense sensazioni spirituali.
Nell'Ottocento era il fiore prediletto dalle signore della buona borghesia,
negli anni Venti fu simbolo di galanteria, immancabile fiore all'occhiello dei
viveur.
Pianta dedicata ad André Thevet, monaco cordigliero e
viaggiatore francese Tutta la pianta è molto pericolosa e mortale per l'uomo:
la corteccia contiene un potente alcaloide ed è usata dai popoli indigeni
dell'America Meridionale per avvelenare la punta delle frecce. Nello Sri Lanka
i suoi semi vengono chiamati "semi della fortuna" ed usati come
talismano.