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Alice Harding CAPITOLO SEI IMPIANTO, COLTIVAZIONE E CONCIMAZIONE I giardinieri più esperti sono unanimemente d'accordo che sia l'autunno il periodo migliore per la messa a dimora delle peonie, e che i mesi più adatti siano settembre e ottobre. Nel mio giardino si comincia a piantare solo a metà settembre, per essere certi che le gemme si siano completamente formate. Si può continuare con gl'impianti fintanto che le condizioni del terreno lo consentano, ma le peonie messe a dimora nel tardo autunno non avranno la possibilità di assestarsi e di emettere nuove radici prima dell'arrivo delle gelate. Se il terreno non si sarà ben consolidato, il gelo le sospingerà in superficie. Sia in questo caso, come nel caso di gemme non completamente formate, l'anno seguente la fioritura ne risentirà per qualità e quantità. La messa a dimora primaverile è stata sperimentata a fondo da coltivatori provetti e quasi all'unanimità condannata per il fatto che le radici, che hanno una ripresa vegetativa precoce, ne vengono inevitabilmente disturbate. Ogni tanto una voce si leva in suo favore, e qualche sporadico catalogo propone peonie sia per messa a dimora autunnale che primaverile. Immagino che queste voci isolate abbiano ragioni speciali o personali dalla loro, e suppongo che anche i vivai che approvano questa tecnica abbiano ragioni speciali. Ma le ragioni, quali che siano, non includono il benessere della peonia. Certamente nessuna legge vieta la messa a dimora primaverile. Ma a parer mio e di molti altri appassionati, è un errore piantare peonie in primavera. Il terreno destinato all'impianto dovrebbe, se possibile, essere preparato con diversi mesi d'anticipo, specialmente se la terra verrà smossa a una profondità maggiore del solito; infatti le porzioni di rizomi e le piante appena trapiantate sprofonderanno con l'assestarsi del suolo e il risultato sarà lo stesso che se fossero state messe a dimora troppo in profondità. In un terreno perfettamente assestato e realmente pronto, le radici dovrebbero essere sistemate in modo che le gemme superiori venissero a trovarsi tra due e tre pollici al di sotto del livello del suolo. Questa norma vale per i terreni argillosi, in suoli leggeri si possono piantare a una profondità di tre pollici o tre pollici e mezzo. Un impianto non sufficientemente profondo ha diversi svantaggi. L'azione del gelo sospingerà rapidamente in superficie le radici, dalle quali la terra sarà più facilmente dilavata in caso di forti piogge e, così esposte, esse marciranno in breve tempo. E anche le corone basali probabilmente verranno danneggiate dalle normali tecniche colturali. Inoltre, poiché‚ invecchiando la corona basale della peonia tende naturalmente a risalire in superficie, col tempo una vecchia radice verrà a trovarsi a livello del suolo e dovrà essere ricoperta. Se fin dall'inizio le radici saranno interrate troppo poco in profondità, questa condizione ne sarà affrettata. D'altra parte, un impianto troppo profondo della peonia è tra le cause di una sua scarsa fioritura ed è quindi da evitarsi. La grande attenzione richiesta per collocare le radici alla giusta profondità implica che anche la qualità del terreno dovrà essere necessariamente presa in considerazione. Le porzioni di rizoma di piccole dimensioni non dovrebbero essere piantate alla stessa profondità di rizomi di dimensioni tradizionali o di radici di un anno. Una profondità di due pollici è più che sufficiente. Invero, porzioni così minuscole dovrebbero ricevere qualche attenzione in più giacché, oltre a subire lo shock della divisione, peraltro inevitabile a prescindere dalla misura, a causa delle loro ridotte dimensioni avranno anche minori quantità di energia e di riserve di nutrimento alle quali attingere fintantoché non si stabilizzeranno. Se questi rizomi di minuscole proporzioni sono di varietà rare e costose, come è molto probabile che siano, sarebbe conveniente che per il primo e forse anche il secondo anno di vita fossero messi in una serra fredda o in un posto ben protetto e accuratamente drenato. Poiché le dimensioni delle nuove radici commercializzate stanno diminuendo sempre di più, l'abilità di chi le acquista dovrà di pari passo aumentare, se vorrà salvaguardare il suo tesoro. Molto importante inoltre è evitare di mettere a dimora una peonia nello stesso posto occupato in precedenza da un'altra. Il terreno ne risulta generalmente esaurito, e questo sarà certo il caso se la precedente peonia vi era piantata da diversi anni. A meno di non sostituire tutta la terra con altra riccamente concimata, la nuova pianta, anche se dovesse sopravvivere, il più spesso delle volte non riuscirà a prosperare. Ho già trattato questo punto ne "Il libro delle peonie" diversi anni fa e l'ho sempre messo in rilievo in occasione di letture e incontri. Sono felice di constatare che molti vivaisti, nei loro cataloghi, mettono ora in particolare evidenza la questione. Si tratta di un piccolo dettaglio che può fare la differenza tra successo e fallimento. Quando si debbano piantare un certo numero di peonie a radice nuda, la distanza tra loro non dovrebbe essere inferiore a due piedi e mezzo o tre; se lo spazio non fa difetto o se al giardino sono destinati solo alcuni esemplari, una distanza superiore sarà più vantaggiosa. In una messa a dimora permanente, quattro o anche cinque piedi tra pianta e pianta non saranno eccessivi, tenendo conto della crescita e dello sviluppo finali. Il primo inverno dopo il trapianto di peonie a radice nuda o di rizomi di normali dimensioni, si dovrebbe provvedere alla loro pacciamatura allo scopo d'impedire che vengano sospinti in superficie dall'azione meccanica di gelo e disgelo. L'inverno successivo la protezione non sarà più necessaria; nel caso invece di rizomi di minuscole proporzioni o di giovani piantine sarà opportuno dar loro una protezione invernale ancora per due o tre anni. Fieno di spartina, paglia, steli di granoturco e foglie (non di peonie) vanno tutti bene come pacciame. Qualunque sia la scelta, la pacciamatura dovrà aver luogo dopo la prima severa gelata del terreno. Il letame è esiziale per le peonie come pacciame. Viene a questo scopo ancora consigliato e impiegato da alcuni giardinieri, ma credo che il loro numero diminuisca con l'aumentare della loro esperienza. E' pù che possibile usare il letame generosamente e in apparente sicurezza per diversi anni. Poi, un bel giorno, è più che probabile che l'incurante giardiniere trovi le sue peonie preda di avvizzimento, marciume e botrite! Questi tormenti dovranno poi essere combattuti per un periodo più o meno lungo, fino a che tutte le piccole e festaiole spore fungine, con tanta ospitalità nutrite dal letame, non siano state sconfitte. Letame in forma solida non ha mai sfiorato le mie peonie. Esse vengono protette e nutrite altrimenti. Il letame è certo uno dei luoghi di elezione per la crescita e lo sviluppo dei funghi, però non è il solo. Le foglie morte e gli steli delle peonie stesse, se lasciati a decomporsi e marcire per terra ogni inverno, sono una ricca fonte di guai. Per questa ragione ogni autunno, a mano a mano che nel mio giardino il fogliame della peonia giunge a maturazione, esso viene tagliato e inesorabilmente bruciato. Compito anch'esso arduo, giacché i gambi non sono ancora secchi a sufficienza per una buona combustione. Nondimeno devono bruciare; e così aggiungiamo materiali di scarto, vecchi pezzi di legno, e qualsiasi cosa che arda facilmente. Per finire una spruzzatina di cherosene e comincia l'auto-da-fé. All'inizio della primavera vanno controllate le peonie piantate e pacciamate l'autunno precedente. La protezione invernale va tolta per tempo. Per quanto innocui normalmente siano gli steli di granturco e il fieno di spartina, sotto i raggi del caldo sole primaverile anch'essi possono provocare guai se lasciati troppo a lungo sul terreno. Pertanto, nel momento in cui le peonie mostreranno i loro "cari rosei musetti", come la mia amica, Miss Jekyll, li chiama, la pacciamatura dev'essere prontamente e accuratamente eliminata. Non appena il terreno sarà asciutto a sufficienza, l'aiuola delle peonie dovrà essere lavorata minuziosamente. Una lavorazione costante e scrupolosa per tutta la stagione ricompenserà generosamente. Così facendo si conserverà l'umidità del suolo, le erbacce non potranno sottrarre nutrimento ai fiori, il concime verrà completamente incorporato nella terra, i nidi delle formiche saranno distrutti e le cetonie dorate non avranno nessuna possibilità di tirar sù i loro piccoli! Causa non ultima dell'urgente necessità di procedere molto per tempo alla lavorazione del terreno attorno alle peonie è la possibile presenza del maggiolino (Melolontha vulgaris). Questi grandi e voraci coleotteri svernano nel terreno e diventano attivi con i primi stimoli primaverili. Affamati dopo il digiuno invernale, sono in grado di arrecare gravi danni alle radici delle peonie e anche di altre piante. Laddove la lavorazione del terreno è stata di troppo rimandata so che hanno rosicchiato tutt'in giro e completamente distrutto vaste zone della corona basale della peonia. Per tutte le piante l'uso di fertilizzanti allo scopo di favorire il numero e la grandezza dei fiori è oggetto costante di test. Ma attualmente sembra proprio che per la concimazione della peonia ci sia un'assoluta frenesia di sperimentazione. Tre elementi sono necessari per la crescita di ogni pianta: l'azoto, che nutre le foglie, il fosforo, che nutre gli steli, e il potassio, che è la prinicpale fonte di nutrimento per fiori e frutti. Il sistema più semplice per provvedere il giardino di questi elementi è d'interrare, vangando, piante da sovescio (detto anche concimazione verde) per l'azoto, farina d'ossa per il fosforo, e cenere di legna per il potassio. Così facendo non si fa altro che seguire lo stesso metodo adottato dalla natura, solo affrettandolo un po'. Infatti, la concimazione verde è assimilabile alla decomposizione d'erbe e foglie d'alberi, la farina d'ossa non è che un rapido ritorno alla terra della vita animale che su di essa si svolge, e la cenere di legna se non un'applicazione concentrata di sali alcalini peraltro presenti nella terra stessa. Il concime organico, che è ricco soprattutto di azoto, è particolarmente apprezzato giacché stimola i batteri benèfici del terreno. E dato che l'uso diretto del letame allo stato solido, per quanto riguarda le peonie, è generalmente pericoloso, essendo un ospite troppo cordiale con le indesiderabili spore, il giardiniere aggira l'ostacolo usando concime organico in forma liquida. Nella coltura della peonia ho usato, e ogni tanto uso ancora, fertilizzanti di commercio - acido fosforico, cloruro di potassio, nitrato di sodio, solfato di ferro, e altri prodotti chimici; ma sono convinta che di questo tipo di concimazione se ne faccia facilmente un uso eccessivo e che i prodotti chimici concentrati, così come il letame, dovrebbero essere impiegati molto limitatamente. Quantunque produttori e vivaisti nei loro cataloghi e nelle istruzioni per l'impianto raramente ne facciano cenno, rimane il fatto - come ho giàavuto modo di sottolineare - che il terreno può presto diventare troppo ricco per la peonia. Sovescio, farina d'ossa e cenere di legna sono più lenti della maggior parte dei fertilizzanti commerciali nel dare risultati, ma sono molto più sicuri e perciò a lungo andare più consigliabili. Anche questi concimi "naturali" devono essere impiegati con attenzione. Sia la farina d'ossa che la cenere di legna brucerebbero le radici se dovessero venirne a contatto diretto. La cenere di legna è particolarmente preziosa per le peonie, dato che l'effetto caustico del potassio e della calce che essa contiene tende a mantenere il terreno non acido e a contrastare lo sviluppo di funghi; tuttavia essa dovrà essere incorporata o mescolata al terreno solo dopo che le radici saranno state protette da uno strato di terra. Ogni qualtanto ricevo lettere o leggo articoli in cui si protesta contro la cimatura delle peonie. Cimatura è il termine tecnico che si applica alla rimozione dei boccioli laterali di uno stelo di peonia. Con questa operazione il fiore della gemma apicale rimasta sarà più grande. Talune varietà sono innegabilmente più decorative se si lascia che producano bouquets di fiori di minori dimensioni piuttosto che un unico grande fiore per stelo. Le peonie che esibiscono molti stami, 'La Rosière' per esempio, sono particolarmente affascinanti se coltivate in questo modo. Lo stesso dicasi per le varietà a fiore semplice. In linea generale, però, la maggior parte degli amanti delle peonie preferiscono avere fiori grandi. Non c'è alcun dubbio che la grandezza sia una caratteristica che colpisce nell'aspetto generale della peonia. Per questa ragione le gemme laterali possono essere rimosse finché sono ancora molto piccole, per dirottarne l'energia verso l'estremità o gemma apicale. Qualora si desiderino fiori da esibizione, si può ottenere ancor più energia, e quindi maggiori dimensioni, tagliando o rimuovendo in primavera alcuni dei getti più deboli che crescono al piede della pianta, quando la loro lunghezza non sia ancora superiore a qualche pollice. Probabilmente succede di rado che due o tre appassionati di peonie, trovandosi insieme, non comincino a parlare delle cetonie - della loro ubiquità, dei loro peccati, e della loro eventuale eliminazione. Ci sono diversi rimedi in vendita, ma di nessuno di essi ho ancora udito parlare con entusiasmo, salvo che da parte di chi li vende. Una collega giardiniera del Connecticut ha risolto il problema delle cetonie con sua piena soddisfazione. Trova che un'oncia di solfato di ferro in polvere per ogni metro quadro di superficie, incorporato una volta al mese mediante una buona lavorazione del terreno, dopo una bella pioggia o dopo aver ben annaffiato con il tubo di gomma, riduce immediatamente il numero delle cetonie. Se questo trattamento viene ripetuto per tre stagioni di fila, trova che le cetonie scompaiono. Io sono propensa a credere che il valore del rimedio stia nel fatto che la terra viene smossa regolarmente e a fondo. La cetonia, allo stato di pupa, si trova non proprio ma quasi in superficie. In questo stadio di sviluppo il minimo disturbo la uccide. Sia come sia, il trattamento raccomandato ha due vantaggi certi, oltre a quello dato dalla frequente lavorazione del terreno: uno è che nessun malefico spruzzo andrà a toccare i fiori, e l'altro è che il solfato di ferro è uno stimolante dell'apparato radicale della peonia e un agente di non poca efficacia nell'aumentare l'intensità del colore dei fiori. In giardino un altro problema sono le formiche, e quantunque il danno procurato sia così indiretto che non sempre viene portato a loro carico, è nondimeno reale, e spesso serio. Le spore fungine vengono trasportate dalle formiche da una pianta all'altra. Questo fatto è stato oggetto di accurati esperimenti e di incontestabili dimostrazioni. Grandi quantità di formiche, in cerca di quella sostanza mielosa che si trova nei bocci delle peonie, sono in grado di combinare incalcolabili guai. E mentre esse in larga misura scompaiono dopo che i boccioli si sono aperti e che il "miele" non c'è più, se c'è una malattia nelle strette vicinanze, molto probabilmente ne avranno provocato la diffusione prima di andarsene. Il rigogolo dei frutteti (icterus spurius) distrugge molte formiche. I vecchi meli vicini alla nostra casa sono tra i posti preferiti da questi deliziosi uccelli per nidificare. Molto spesso vedo un rigogolo oscillare su un grande stelo di peonia mentre si pappa con gusto le formiche. Ma gli uccelli non possono uccidere tutti quersti innumerevili insetti. Anche noi dobbiamo dare una mano. Molti anni fa il dott. Huey, il famoso rosaista, mi disse di versare acqua bollente sui nidi delle formiche ogni qualvolta ne trovassi uno. E così faccio ogni anno nel mio giardino. Non è un rimedio definitivo, ma decima notevolmente le orde di queste malfattrici. Ogni tanto vedo uno dei giardinieri correre con aria trionfante lungo un sentiero, tenendo in mano una teiera fumante. Poi, facendo un giretto sul retro della casa, si vede sul vano della porta una cuoca arrabbiata che borbotta imprecazioni! A volte questo ratto della teiera quasi scatena lotte intestine. Infatti la cuoca pensa al giardino solo come a un luogo piacevole in cui la padrona di casa soddisfa un bizzarro gusto per il lavoro pesante, mentre il giardiniere considera la casa una mera appendice del giardino - un posto in cui ripararsi durante i temporali, e un rifugio temporaneo per la notte, nell'attesa di tornare a dedicarsi il mattino dopo a quello che è il vero scopo della vita - il giardinaggio. Uno dei due ha assolutamente ragione - ma non dirò chi. Potrebbe essere poco saggio; perché, dopo tutto, per la mia felicità ho bisogno sia della casa che del giardino. CAPITOLO NOVE PEONIE ARBOREE: COLTIVAZIONE, MOLTIPLICAZIONE E MIGLIORI VARIETA' TERRENO E COLLOCAZIONE La posizione e il terreno sono importanti nella coltivazione delle peonie arboree. Esse dovrebbero sempre essere piantate a una certa distanza da alberi o arbusti ed essere riparate dai venti di tramontana e di levante. Terreno da giardino, ricco e friabile, è quel che più ci vuole tanto per le peonie erbacee come per quelle arboree. Un terreno povero dovrà essere emendato con l'aggiunta di letame ben maturo o di composta... Il giardiniere dotato di spirito di osservazione avrà notato che un terreno ricco di ferro è particolarmente propizio alla coltivazione delle peonie. Dove ci fosse carenza di ferro, l'aggiunta di piccole quantità - preferibilmente sotto forma di solfato - contribuisce validamente a dare vigore alla pianta e a intensificare il colore dei fiori. Oltre a una giusta collocazione e a buon terreno, è indispensabile il drenaggio: un eccesso di umidità favorirebbe lo sviluppo del fungo bianco, al quale la peonia arborea è sensibile. MESSA A DIMORA Il periodo migliore va da fine settembre ai primi di ottobre. Le radici dovranno sempre essere sottoposte a un esame scrupoloso per accertare l'eventuale presenza del fungo bianco. Tutti i marciumi, se ve ne sono, dovranno essere tagliati via e le radici dovranno essere poi immerse in una soluzione di formalina al 5%. Se il fungo non sarà del tutto eliminato, esso si diffonderà e finirà per provocare la morte della pianta. Durante la messa a dimora si dovrà badare a che le radici non s'incrocino l'una con l'altra, e che il colletto venga a trovarsi alla stessa profondità in cui si trovava in vivaio. Le peonie arboree, a differenza di quelle erbacee, non si dovrebbero mai raccorciare. Salvo che per qualche occasionale taglio di abbellimento e per la rimozione di quelle parti di rami seccatisi in punta, la potatura non è necessaria. Nel primo inverno dopo il trapianto, il terreno dovrebbe essere pacciamato con una copertura leggera, in modo che le radici non vengano sospinte in fuori dall'azione del gelo. Ogni autunno, per impedire che il peso della neve spezzi i rami e per proteggere le piante dagli appetiti di conigli affamati e senza scrupoli, avvolgo le mie peonie con la paglia, similmente a come in genere si procede per la protezione invernale delle rose. Dopo che le prime calde giornate di primavera hanno fatto rifluire la vita nelle gemme della P. moutan, gelate tardive spesso arrecano gravi danni. Per questa ragione non tolgo mai la paglia all'inizio della primavera. Vengono solo tagliati i legacci e la paglia viene fatta intrecciare liberamente tra i rami o tirata sù a mo' di tenda e legata a un palo abbastanza alto, così da costituire una barriera contro i venti freddi e impetuosi di aprile e le improvvise gelate. Nel malaugurato caso che i bocci fossero colpiti dal gelo, essi dovranno essere immediatamente riparati dai raggi del sole in modo che il loro disgelo sia graduale. Una tale sfortuna non si è mai abbattuta sul mio giardino: l'impiego della paglia di fra mezzo ai rami si è sempre dimostrato efficace. Contrariamente a quanto si ci potrebbe aspettare, la copertura di paglia non accelera la ripresa vegetativa primaverile delle peonie e quindi non è in alcun modo pregiudizievole. Una piccola intelaiatura coperta di mussola o di tela è un altro metodo semplice e pratico proposto per la protezione contro le gelate tardive. La peonia arborea, in condizioni favorevoli, vivrà per moltissimi anni. Si sa di peonie di circa novant'anni. Una volta perfettamente insediate, dovrebbero essere lasciate indisturbate praticamente per sempre. CONCIMAZIONE La peonia arborea può essere concimata allo stesso modo di quella erbacea. In quantità moderate, letame diluito in acqua, cenere di legna e farina d'ossa, possono tutti essere usati senza pericolo. I giapponesi usano con successo una speciale miscela così costituita:
- Composta: una libbra e mezzo, una libbraa e tre quarti Questa formula mi è stata data di recente da un grosso produttore giapponese di peonie arboree, e poiché la coltivazione di questa pianta è oggetto di particolari cure in quel paese, si dovrebbe trattare di un'informazione preziosa. Come nel caso di tutti gli altri fertilizzanti, la miscela dovrebbe essere impiegata con estrema prudenza. I fertilizzanti posssono essere impiegati con il massimo risultato in una qualsiasi di queste epoche: un mese dopo che la fioritura è terminata, in autunno dopo la caduta delle foglie, in primavera prima che escano le gemme o proprio prima che i fiori si schiudano. Sarebbe interessante conoscere i metodi usati dai giardinieri cinesi nella coltivazione delle famose peonie arboree nei giardini dei Mandarini, dove le piante spesso raggiungono grandi dimensioni e producono fino a tre o quattrocento fiori ogni anno. C'è poco materiale disponibile sui giardini e il giardinaggio in Cina, e gli stessi cinesi non sembrano disposti a illuminarci. Non ci sono vivai cinesi che esportino e le difficoltà per ottenere peonie o informazioni sulla loro coltivazione sono quasi insormontabili. CAPITOLO UNDICI PERCHE' TALUNE PEONIE NON FIORISCONO
Con le peonie, come con le persone, la fioritura è sintomo di salute e benessere. Se le vostre peonie non hanno fiori, qualcosa va storto. E forse le condizioni che concorrono a questo fallimento sono diverse. Herbert Spencer veramente disse che non esiste una cosa come causa ed effetto:
esistono "cause ed effetti". CAPITOLO DODICI MALATTIE DELLE PEONIE Le ragioni esposte nel capitolo precedente per la mancata fioritura delle peonie possono essere definite cause esterne o circostanze, e ad esse si può facilmente rimediare apportando qualche semplice cambiamento al metodo di coltivazione. Si sente invece parlare sempre di più delle malefatte di botrite, avvizzimento, muffa grigia, seccume dei germogli. Può darsi che queste avversità non colpiscano la peonia con maggiore frequenza di anni fa, ma poiché un maggior numero di realizzatori di giardini adottano questo fiore come elemento di speciale interesse, aumenta di pari passo il dibattito tanto sui suoi guai come sui suoi fascini. E' certo comunque che queste malattie crittogamiche, diventate ora oggetto di attenti studi scientifici, infastidiscono la peonia già da molti anni. La luce del sole e la circolazione dell'aria sono fatali alla botrite. Nelle peonie coltivate in campo - in grandi spazi lontanissimi da fonti d'infezione - raramente la botrite si manifesta con qualcuno dei suoi sintomi, mentre è invece tristemente vero che le peonie nei giardini ne sono spesso affette. Condizioni favorevoli allo sviluppo di questo fungo offrono i vecchi giardini, dove le piante sono così vicine le une alle altre che il suolo ne risulta molto ombreggiato, e dove lo strato superiore del terreno contiene in buona misura stallatico e materiale vegetale. Le riviste di orticultura attualmente ospitano molte lettere e articoli su questo avvizzimento della peonia, come viene chiamato, e di recente non sono mancate forti raccomandazioni di eseguire trattamenti a spruzzo sia sulle peonie che sul terreno. Già nel 1911 Mr A. H. Fewkes di Newton Highlands, Massachusetts, suggeriva di controllare questo fungo mediante trattamenti a spruzzo. Da parte sua egli ha sperimentato in epoche diverse i seguenti trattamenti: calce spenta, poltiglia bordolese in polvere, sulfonaftolo, e "Sulco V.B." (composto da zolfo, acido fenico e olio di pesce). Mr Fewkes confessa che quest'ultimo preparato ha un odore nauseabondo - cosa non difficile a credersi - ma che sembra stia funzionando. Quando una pianta mostra segni di malattia, egli gratta via la parte di radice colpita, applica il fungicida e poi ricopre il tutto con terra nuova. Nel mio giardino ho fatto affidamento sulla prevenzione piuttosto che sulla cura. In primo luogo le mie peonie vengono coltivate lontane da altre piante. Ciò è di per sé già una protezione. In secondo luogo ogni autunno le foglie vengono scrupolosamente tagliate via e immediatamente bruciate (vedi Capitolo 6). In terzo luogo le piante vengono osservate quotidianamente con attenzione. Tutti i fiori che non devono essere conservati per i semi vengono eliminati e bruciati non appena iniziano ad appassire. I boccioli che occasionalmente si seccano o non si sviluppano vengono subito eliminati e bruciati. Trovo raramente fusti avvizziti o spezzati. Ciò si verifica se la stagione è eccessivamente umida, ma il loro numero è senza dubbio tenuto sotto controllo grazie alle ispezioni costanti e sollecite. Quando viene individuato un fusto colpito, esso viene tagliato raso terra, la terra tutt'intorno viene rimossa e l'ispezione del fusto ammalato prosegue fino alla sua radice, che viene esaminata quindi con attenzione badando a non disturbarla più del necessario. La terra rimossa dalle radici viene sostituita con terra nuova o sabbia. A rischio di essere giudicata pignola fino all'esasperazione, confesso che brucio la terra vecchia prima di portarla via - per maggiore sicurezza! Nella rimozione di tutte queste parti - bocci, steli e fiori appassiti - è importante procedere con delicatezza, poiché un maneggiamento sbadato o approssimativo contribuisce molto a diffondere le spore. Finora non ho ancora mai dovuto ricorrere ai trattamenti a spruzzo per le mie peonie. Una leggera applicazione di calce spenta alle aiuole ogni due o tre anni mantiene il terreno neutro e scoraggia lo sviluppo di funghi. Non potrò mai sottolineare abbastanza l'importanza di evitare l'uso di concime solido poiché, se è vero che favorisce una forte crescita delle piante, è vero altresì che col tempo rende il terreno propizio alla crescita delle spore fungine. Un altro punto cruciale è la scrupolosa bruciatura sia delle foglie malate che di quelle autunnali. Una costante attenzione a questi dettagli è stata finora bastevole a impedire che le mie peonie cadessero vittime della temuta botrite. Un'altra malattia che talvolta affligge la peonia è nota come galla della radice. Le peonie colpite da questa malattia presentano molti fusti deboli, limitati nello sviluppo e che non fioriscono. Le radici sono corte e tozze, con gonfiori e protuberanze. Le punte delle radici appaiono marcescenti. Sulle radici più sottili sono presenti molti piccoli ingrossamenti o protuberanze. La galla della radice si manifesta più spesso al sud e in suoli leggeri che non al nord e in suoli pesanti. In suoli pesanti il problema non è di solito grave, per quanto singole radici possano essere incurabili. Una radice gravemente infettata meglio sarebbe bruciarla, tuttavia una radice preziosa, e affetta solo leggermente, può essere divisa e ripiantata in terreno nuovo. Questo sistema spesso ha la meglio su di una leggera infezione. Un continuo reimpianto di radici nello stesso suolo è una delle cause del diffondersi di questa malattia. Nel Capitolo 6 richiamavo l'attenzione sull' importanza di usare sempre nuova terra. Ciò si applica a tutte le peonie, sia ammalate che in buona salute. E se il giardiniere sta tentando di curare una radice infetta mediante ripetuta divisione e reimpianto in nuova terra, come suggerito, tale impianto, se possibile, dovrebbe aver luogo in una zona rigorosamente appartata, fuori dal giardino. Su queste malattie sono stati scritti due importanti ed istruttivi opuscoli. Nel 1911 il Dipartimento di Agricoltura degli Stati Uniti, tramite il Bureau of Plant Industry, stampò il Bollettino n° 217, dal titolo "Galla della radice e suo controllo" scritto dal prof. Ernst A. Bessey. E' preziosissimo e dovrebbe trovarsi nella libreria di ogni serio gardiniere. Nel 1915 il prof. H.H. Whetzel di Itaca, New York, tenne una conferenza presso la Massachusetts Horticultural Society sul tema "Malattie della peonia". Questa conferenza fu più tardi stampata in forma di opuscolo. Botrite e galla della radice vi sono trattate esaurientemente e illustrazioni delle molte manifestazioni di entrambe le malattie vanno ad aggiungersi alle chiare spiegazioni del testo. Questa è un'altra pubblicazione d'immensa utilità, che ogni buon giardiniere dovrebbe possedere. Venendo qui presi in considerazione i vari problemi e le varie avversità della peonia, vorrei levare formale protesta contro la definizione "malattia di Lemoine", applicata da qualche vivaista del settore di questo paese alla galla della radice. Non solo è estremamente scortese verso qualcuno che ha rifornito il mondo di peonie in modo tuttora ineguagliato, ma è anche così slealmente scorretto nella sua implicazione da essere ridicolo. Le prime osservazioni di questa malattia furono fatte da Berkeley nel 1855 in Inghilterra. Fu in seguito rilevata da Greef in Germania nel 1864. Da allora è stata riscontrata in Italia, Austria, Olanda, Francia, Svezia e Russia. Non è confinata all'Europa ma prospera anche in Africa, Asia, India, Cina e Giappone. Neanche l'Australia ne è esente. La malattia è abbastanza equamente distribuita in tutti gli Stati Uniti. E' massimamente diffusa negli Stati del sud, e all'ovest arriva fino alla California. Questo morbo affligge molte piante. Si è trovato che almeno 235 tra specie e sottospecie possono esserne colpite, sebbene non tutti gli individui di una data specie, ne diventino necessariamente vittime. La maggior parte delle piante da giardino e molte piante d'interesse agricolo ne vanno soggette (cfr. "galla della radice e suo controllo" di Bessey). Né M. Lemoine, né la Francia, né la stessa peonia possono essere ritenuti all'origine di questa malattia o suoi unici diffusori. Con ogni probabilità l'espressione nasce dall'ignoranza e dalla superficialità, come accade a molti errori. Ma questo non la rende tuttavia meno assurda. Sarebbe altrettanto corretto chiamare il marciume radicale "malattia di ------------" o "malattia di ------------" riempendo lo spazio in bianco con i nomi dei vari vivai da cui aveste ricevuto una radice marcescente. Di tanto in tanto ho importato rizomi dalla ditta di Lemoine. Li ho sempre trovati del tutto sani e privi di difetti. Non posso dire lo stesso di rizomi che ho ricevuto da alcuni vivai di questo paese. Viste le informazioni ora accessibili agli ortiocolturisti che realmente le vogliano, sembrerebbe ora essere arrivato il momento di lasciar cadere in un profondo oblio tale denominazione (e l'errato concetto che ne sta all'origine). Non c'è alcun dubbio che tanto la botrite che la galla della radice nelle loro varie forme stiano mietendo molte vittime tra le peonie dei nostri giardini. Credo però che se i giardinieri daranno alle loro peonie un quarto dell'attenzione e delle cure che profondono su altri fiori, si potranno individuare i problemi con precisione, e con successo debellarli. Gli amanti della rosa dedicano infinite ore allo studio e alla cura delle sue malattie, perchè è francamente riconosciuto che - pur con tutta la perfezione della sua bellezza - la rosa qualche malattia ce l'ha. La peonia al momento ha una cattiva reputazione in fatto di rusticità. Si è tentati di trascurare un fiore così allegro e longevo. Nel piccolo giardino con impianti misti, aiuole affollate e suolo superconcimato la peonia cade più facilmente vittima dei suoi nemici. Deve essere sorvegliata: anche Achille aveva il suo tallone! "Le peonia nel piccolo giardino": mentre sto leggendo ancora una volta il titolo di questo libro prima di posare la penna, ho una visione. Vedo una ragazzina che si piega verso il fondo ricamato di un vecchio seggiolone. Con dita carezzevoli essa segue i contorni di fiori un po' antiquati riprodotti in sontusosa profusione. Maestosi gigli bianchi e rose centifoglia, imponenti fritillarie imperiali e lillà porpora e malva, iris blu e abbaglianti papaveri, tutti ricevono la sua assorta attenzione. Mentre il suo sguardo cade su una rosea peonia stradoppia, la ragazzina trattiene il respiro. " Un giorno, quando sarò grande," essa promette a sé stessa, " avrò un piccolo giardino pieno di tutti questi fiori. Sarà un paradiso." La ragazzina è ora adulta. Viaggi, cambiamenti, gioie e vicissitudini hanno fatto parte della sua vita. Ma fedele alla sua decisione infantile, essa ha un giardino "pieno di tutti questi fiori." E non ne è delusa, perché è un paradiso.
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