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Un buon prato all'inglese si ottiene con tecniche di "coltivazione" ormai sperimentate ed impostate su principi agronomici, in epoche in cui le moderne esigenze di coerenza naturalistica non si erano presentate all'orizzonte.
Si inizia con una buona lavorazione, anche profonda, del terreno e con l'interramento di fertilizzanti organici e chimici; quindi, per garantire una buona uniformità al prato, spesso e volentieri si fa ricorso a diserbanti chimici, con lo scopo di eliminare tutte le erbe indesiderate, i cui semi e rizomi sono presenti sul terreno.
Purtroppo occorre rilevare che il gusto estetico generale è impostato in modo tale per cui, come in agricoltura, si attribuisce estrema importanza e valore all' "uniformità": un prato è tanto più bello e raffinato, quanto è più uniforme, simile ad un tappeto o ad una moquette; dimenticando però che la natura tende invece alla molteplicità e ella variabilità.
Il risultato è che spesso la manutenzione del prato si trasforma in una lotta fra noi che vogliamo uniformare e la natura che insiste nel voler variare.
Questo accanimento sugli interventi di manutenzione proviene della falsa convinzione che il prato sia un elemento di tipo architettonico-arredativo e che come tale, debba comportarsi al pari di un edificio o dei mobili o dei quadri; mentre, trattandosi di organismi viventi, sarebbe più corretto paragonare le sue esigenze con quelle del cane, del micio e degli animali da compagnia in genere. La lotta per l'uniformità assume talvolta degli aspetti maniacali e parossistici. Si giunge a considerare come pericolosissime erbe infestanti le varie specie di Veronica spp., che in primavera riempiono i prati coi loro graziosi fiorellini azzurri detti "occhi della Madonna"; oppure ad usare dei veleni per sterminare i lombrichi, che con il loro infaticabile lavoro di rimozione e fertilizzazione del suolo, lasciano dei fastidiosi - ma preziosissimi - mucchietti di terra in superficie. I prati più ammirati sono costituiti da un'unica erba, spesso una varietà ultraselezionata di Agrostis stolonifera. Può capitare che taluna di queste varietà sia derivata per clonazione da un unico ciuffo con caratteristiche straordinarie, individuato per caso in qualche campo di golf della Pennsylvania.
Il prato all'inglese solitamente viene seminato in autunno o primavera, utilizzando un miscuglio, formato da semi di varietà più o meno selezionate, appartenenti a tre o quattro delle seguenti specie di graminacee: Lolium italicum, Lolium perenne, Poa pratensis, Poa annua, Festuca rubra, Festuca ovina, Festuca arundinacea, Agrostis tenuis, Agrostis stolonifera.
In genere, se il miscuglio viene distribuito con cura, il seme interrato con un rastrello, e quindi il terreno pressato col rullo, si ottiene in uno o due mesi un bellissimo prato verde ed uniforme. Le operazioni di semina, eseguite da una ditta specializzata, a seconda del tipo di prato e di lavorazioni, possono costare dalle 1.000 lire alle 4.000 lire a metro quadrato, ossia dalle 500.000 lire ai 2.000.000 per un giardino di 500 mq.
Una volta spuntato il prato, sta a noi decidere quale sarà il tipo di manutenzione. Occorrerà una buona fertilizzazione con concimi a base di azoto, fosforo, potassio, microelementi e possibilmente sostanza organica. L'altezza e la frequenza della rasatura determineranno il grado di raffinatezza del nostro prato; io consiglio di rasarlo una volta alla settimana nel periodo da maggio a ottobre, con una altezza che varia da 3 a 4 a seconda della quantità d'acqua che riusciamo a garantire al nostro prato ed alle condizioni atmosferiche del periodo. Ricordate che se non avete un buon impianto di irrigazione, magari computerizzato, l'unico modo per proteggere le radici dalla siccità è quello di non rasare troppo corto il prato.
Ma se vogliamo presentare l'uniformità del tappeto erboso, dovremo intervenire fin da subito, asportando le erbe indesiderate, manualmente o mediante l'uso di diserbanti chimici selettivi per graminacee. Inoltre per un perfetto giardino all'inglese occorre riprodurre un clima più "inglese", il quale si ottiene installando, prima della semina, un impianto di irrigazione automatico e sotterraneo (purtroppo spesso costoso), da utilizzare nei mesi di luglio e agosto.
 Col passare del tempo il vento, gli uccelli, la propagazione spontanea, porteranno nel nostro giardino sempre nuovi semi di erbe estranee e quando noi ci saremo stancati di opporci con ogni mezzo alla variabilità naturale, si giungerà finalmente ad un risultato, stabile sì, ma ben diverso dal prato impiantato in origine. Avremo ottenuto infatti il prato polifita naturale, intrinsecamente differente da ciò che noi volevamo, ma in sintonia con gli obbiettivi della natura.

Alcuni consigli spiccioli per mantenere un buon prato:

  1. - Concimare ogni anno, ma senza superare le dosi consigliate;
  2. - Rasare spesso, ma non troppo basso;
  3. - Areare il terreno con l'apposito attrezzo a punteruoli o a lame (è una operazione faticosa, ma molto utile);
  4. - Combattere il muschio con un prodotto specifico che farà anche da concime chimico;
  5. - Usare erba resistente anche se un po' grossolana e non la superfine da green che però non sopporta il minimo stress;
  6. - Non abbandonate il prato a se stesso per un mese d'estate ... chiedete ad un vicino di darvi una mano.
Ringrazio il Dr. Tocco per l'aiuto prezioso.

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